La
costruzione delle discenderie sulla Linea AV Lione-Torino - Prima parte
Annunciato nel 1990 come un semplice prolungamento della linea passeggeri
ad Alta Velocità tra la Francia e l'Italia, il collegamento ferroviario
Lione-Torino oggi è una risposta sostenibile ed ecologica alle
necessità di trasporto merci. Si tratta di far passare la ferrovia
sotto le Alpi, tra Saint-Jean-de-Maurienne in Francia, a 570 m di altezza,
salendo a 752 m e uscendo in Val di Susa in Italia a 580 m. Il tracciato
non avrà mai una pendenza superiore al 12,5°/°° Questo
tracciato piatto permetterà di trainare un treno merci con una
sola locomotiva, mentre le linee storiche, arrivando ad altezze ben
superiori, necessitavano anche 2 o 3 locomotori.
Il tunnel transfrontaliero della Lione-Torino sarà completato
da due altri tunnel sotto i massicci della Chartreuse e di Belledonne
in Francia e da altre gallerie sul lato italiano il cui tracciato è
in via di revisione in seguito alle manifestazioni di protesta del 2005
contro il progetto nella Val di Susa a causa dell'uranio e dell'amianto
trovati nella montagna.
Urgenza ecologica
I tunnel stradali a due-quattro corsie realizzati tra gli anni '60 e
'80 (Monte Bianco, Frejus, Gran San Bernardo, Gottardo, San Bernardino,
Brennero e Tauri) hanno favorito un vero boom del trasporto merci su
strada: nel 2006 sulle Alpi sono passate almeno 154 milioni di tonnellate
di merci a fronte dei 70 milioni del 1984. Ogni giorno 9.800 camion
attraversano la frontiera franco-italiana e per il 2020 si prevede saranno
1,5 milioni in più all'anno.
Il progetto rivisto, presentato dall'Italia a Luglio, è in fase
di analisi da parte della UE a Bruxelles che dovrebbe pronunciarsi entro
fine Novembre. Il tunnel sarà costruito, ma c'è il rischio
che venga realizzato con grande ritardo. Un nuovo tracciato più
a sud rispetto a quello inizialmente previsto abbrevierebbe il tunnel
di base tra Francia ed Italia da 52,7 km a 51,5 km, uscendo a Chiomonte
invece che a Venaus, la valle divenuta il simbolo della resistenza all'AV
ferroviaria. Collegarsi a www.notav.it
Finanziamento
La Lione-Torino fa parte dei progetti prioritari della rete transeuropea
definita dal Consiglio Europeo di Essen nel 1994. Questa rete transeuropea,
lunga 65.000 km necessita di trenta nodi ferroviari, la cui realizzazione
costa miliardi di Euro. In base a questo progetto, i paesi coinvolti
nella costruzione possono richiedere un finanziamento UE per coprire
sino al 30,5% del costo totale. Ma occorre che agiscano rapidamente.
La Commissione Europea ha previsto un finanziamento di 8 miliardi di
Euro per il periodo 2007-2013, ma il numero di progetti previsti supera
la capacità di un possibile finanziamento. Pressate dalle scadenze
di bilancio, Francia e Italia hanno presentato domanda per 725 milioni
di Euro per questo periodo. Cliccare qui.
Il progetto della Lione-Torino, comprese tutte le strutture tra le due
città, ha un valore stimato di circa 12,5 miliardi di Euro. Il
costo previsto per la tratta transfrontaliera del collegamento ferroviario,
cioè per il tunnel di base, ammonta a 7,6 miliardi di Euro, finanziato
dall'Italia (63%) e dalla Francia (37%), anche se il tunnel di base
ha solo 10 dei suoi 52 km in territorio italiano.
Lavori preliminari alla costruzione del tunnel di base
La società italo-francese Lyon Turin Ferroviaire (LTF) è
il committente del progetto. E' stata creata il 3 Ottobre 2001 da Réseau
Ferré de France (RFF) e da Rete Ferroviaria Italiana (RFI), su
richiesta dei governi francese e italiano, dopo l'accordo internazionale
di Torino del 29 Gennaio 2001, per realizzare gli studi preliminari
e i lavori preparatori della tratta franco-italica del progetto, cioè
del tunnel transfrontaliero di 52,7 km da Saint-Jean-de-Maurienne a
Bussoleno. Cliccare qui,
fr/11
e it/80.
Consultare E-News
Weekly 27/2007, 15/2007, 7/2007, 1/2007, 2/2006, 50/2005, 46/2005
e 34/2005. Collegarsi a www.ltf-sas.com,
www.transalpine.com
e a www.transpadana.org
I primi lavori in Francia riguardano la costruzione delle tre discenderie,
da ovest ad est, a Saint-Martin-la-Porte, La Praz e Modane-Villarodin-Bourget.
Si tratta di accessi intermedi per entrare nella galleria di base della
futura linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino, con l'obiettivo
tecnico di conoscere meglio i terreni e che in futuro serviranno da
accesso per la manutenzione e i soccorsi.
Una volta terminato l'asse del futuro tunnel di base, si prevede di
scavare dei cunicoli esplorativi lungo il suo tracciato. Queste gallerie
sono in fase di ridefinizione e saranno oggetto di nuove gare d'appalto,
non facendo parte dei contratti in corso. Il progetto iniziale prevedeva
una galleria ovest di 2 km e una galleria est di 1,8 km a Saint-Martin-la-Porte;
una galleria ovest di 2 km a La Praz; una galleria ovest di 900 m e
una galleria est di 2.050 m a Modane-Villarodin-Bourget.
Sul lato italiano, la costruzione del cunicolo esplorativo di Venaus
è stata annullata a causa della forte opposizione degli abitanti
della Val di Susa.
Geologia e ldrogeologia
Per preparare il cantiere, nel 1990, gli scienziati e i geologi dell'Ufficio
ricerche geologiche e minerarie (BRGM), delle Università di Grenoble
e Chambery, dell'Università di Torino in collaborazione con SEA
Consulting e del Politecnico di Torino hanno analizzato e mappato la
zona per fornire agli ingegneri la migliore cartografia geotecnica e
idrogeologica possibile, una descrizione delle rocce in funzione di
parametri importanti per lo scavo. Gli specialisti hanno registrato
almeno 25 tipi i rocce, con tre livelli di fratturazione per un totale
di 75 casi possibili. Un vero patchwork. Questo è il motivo per
cui si è conservato un margine finanziario, pari al 12% dei 7,6
miliardi di Euro previsti, per la tratta internazionale del progetto
e quindi per il tunnel di base. Collegarsi a www.brgm.fr,
www.polito.it, www.dst.unito.it
e a www.seaconsult.eu.
Un altro problema è la pressione, che può causare fenomeni
di decompressione violenta. Terreni spingenti provocano un restringimernto
della galleria. Infine, un'ulteriore insidia è l'acqua. Più
si scava in profondità, meno acqua si incontra, ma più
la sua pressione è elevata.
A fronte di queste sfide, i geologi hanno effettuato più di 150
perforazioni, lunghe da 50 a 1.600 m, per carotaggi verticali, diagonali
e orizzontali all'interno dell'asse del futuro tunnel, per un totale
di 55 km. Sono state fatte anche due perforazioni di tipo petrolifero,
molto più costose, ma in grado di fornire molte più informazioni.
I geologi non solo hanno prodotto delle sezioni geologiche previsionali,
ma in certi settori hanno realizzato un modello tridimensionale del
sottosuolo per il calcolo della sua probabilità in termini di
tipologia di roccia e di geometria delle formazioni geologiche. Questa
vasta mappatura è stata necessaria per due ragioni: innanzitutto
per la dimensione del progetto a due canne parallele e poi per la sua
complessità ai piedi della discenderia di Modane, dove saranno
posizionati una rete di binari secondari e un centro di soccorso e medico.
La discenderia di Saint-Martin-la-Porte
L'ATI composta da Razel e dai suoi soci Bilfinger Berger, Pizzarotti
e Granulats Rhone-Alpes (GRA), ha iniziato a costruire la discenderia
Saint-Martin-la-Porte nel Marzo 2003, valore contratto 40,4 milioni
di Euro. L'ATI composta da Egis (ex Scetauroute), Antea e Alpina si
occupa della Direzione Lavori. Collegarsi a www.razel.fr,
www.bilfinger.de,
www.pizzarotti.it,
www.egis.fr, www.antea-ingenierie.fr
e ad www.alpina-spa.it
Le stesse imprese si sono recentemente aggiudicate un contratto da 72
milioni di Euro per continuare e terminare la discenderia. I lavori
prevedono un tunnel di circa 780 m, con sezione pari a 112 m2, le opere
annesse e i carotaggi. La stessa ATI di consulenti si è aggiudicata
un contratto da 3,1 milioni di Euro per la direzione lavori.
La discenderia è a canna singola, lunga 2.280 m, con diametro
di scavo esterno pari a 13,40 m, diametro interno finito di 9,00 m e
con una larghezza utile pari a 6,45 m. Sono previste alcune nicchie
di servizio con dimensioni 15 m x 6 m.
Per quanto riguarda la geologia, dopo un primo tratto di circa 800 m
di arenarie di buona e ottima qualità, si è entrati gradualmente
in una formazione di carbonifero produttivo (houiller d'Encombres) con
notevoli problemi di convergenza. Non vi è mai stata presenza
né di acqua né di gas metano. L'ammasso roccioso si presenta
molto caotico e compaiono contemporaneamente, ma con percentuali variabili
argilliti, carbone, arenarie e scisti grigi, scisti neri, cataclasiti
e arenarie psammitiche. L'indice GSI (Geological Strength Index), valore
medio di 38, non subisce tuttavia variazioni importanti. La copertura
in questa zona varia da 250 a 600 m.
In data 18 Luglio 2007 i lavori di scavo erano giunti a 1.600 m e al
9 ottobre 2007 erano a 1651 m. Il progetto esecutivo viene redatto dalle
imprese di costruzione e sottoposto per approvazione alla direzione
lavori che si avvale di esperti sia interni alle società che
formano la direzione lavori stessa, sia esterni e di fama internazionale.
Sul cantiere, gli ingegneri stanno verificando se con leggere modifiche
alle fasi esecutive sia possibile ottimizzare ulteriormente le lavorazioni.
Nei primi 800 m sé stato utilizzato il metodo drill&blast,
impiegando un Rocket Boomer XL3 C dell'Atlas Copco e gli esplosivi,
con un avanzamento di 0,5 m al giorno. Il sostegno è composto
da bulloni auto perforanti, da elementi in vetroresina (al fronte),
da bulloni tipo Swellex, da centine di acciaio normali e mobili, da
calcestruzzo proiettato con fibre Dramix, e da elementi di calcestruzzo
fibro-rinforzato deformabili. Collegarsi a www.bekaert.com
Su proposta della direzione lavori, in accordo con LTF e con l'ATI delle
imprese di costruzione, si è deciso di modificare la metodologia
di scavo e il tipo di sezione, a partire dalla progressiva 1.250 in
poi, a causa delle fortissime convergenze, utilizzando un escavatore
Caterpillar con martellone e con altro strumento.
Inizialmente il progetto della discenderia di Saint-Martin-la-Porte
prevedeva una sezione di scavo a ferro di cavallo. Tale sezione ha subito
varie modifiche fino alla terza modifica, adottata nel tratto di discenderia
soggetto a elevate convergenze, dalla progressiva 1.250 alla 1.384.
Questa sezione prevedeva una geometria a ferro di cavallo dotata di
un sostegno di tipo cedevole e un trattamento di consolidamento del
nucleo davanti al fronte e della zona di calotta. Il sostegno è
costituito da centine cedevoli tipo TH 44/58 ogni metro, 24 bulloni
autoperforanti di lunghezza 8 m in calotta e piedritti, 10 bulloni autoperforanti
di lunghezza 8 m in arco rovescio, otto bulloni tipo Swellex Mn12 di
lunghezza 4 m in calotta, rete elettrosaldata diametro 8 mm, maglia
150 x 150 mm e calcestruzzo proiettato, fibrorinforzato di spessore
20 cm. Il consolidamento è effettuato per mezzo di 54 elementi
in vetroresina, forniti da Elas Geotecnica e lunghi 15 m e ricoprimento
minimo di 6 m e 20 bulloni autoperforanti 8 m iniettati in calotta.
Collegarsi a www.swellex.com
e a www.elasgeotecnica.it
Dopo la progressiva 1.384 si è scelto di adottare una nuova sezione
di avanzamento, modificando altresì il sistema di rivestimento
e stabilizzazione adottato in precedenza. La sezione è di tipo
policentrico (quasi circolare). Il consolidamento del nucleo davanti
al fronte richiede un maggior numero di elementi in vetroresina (121)
rispetto alla sezione precedente, che sono installati in modo da formare
un anello di rinforzo sul contorno del cavo. L'avanzamento è
attuato in due fasi.
Durante la fase 1 si mettono in opera centine cedevoli tipo TH 44/58
ogni metro, calcestruzzo proiettato fibrorinforzato di 10 cm di spessore,
oltre a 32 bulloni autoperforanti di lunghezza 8 m su tutto il contorno
del cavo, nonché otto bulloni tipo Swellex Mn 12 di lunghezza
4 m in calotta.
La fase 2, posta in opera a una distanza di circa 15 m dal fronte di
scavo, consiste nella posa di un prerivestimento costituito da calcestruzzo
proiettato fibrorinforzato, di spessore 20 cm, centine cedevoli e elementi
deformabili HIDCON (high deformable concrete), che hanno lo scopo di
consentire un comportamento deformativo del cavo in condizioni controllate.
Nella fase 3, ad una certa distanza dal fronte di scavo, viene quindi
installato l'arco rovescio definitivo in calcestruzzo gettato in opera,
seguito dalla chiusura completa del cavo con il rivestimento finale
in calcestruzzo. La caratteristica più importante e innovativa
è la presenza di elementi di calcestruzzo ad alta deformabilità
(HIDCON) in grado di assorbire una deformazione del 45-50% e garantire
un carico assiale uniforme, che si traduce in un'azione di confinamento
sul contorno del cavo. Questi elementi sono installati in corrispondenza
delle giunzioni delle centine cedevoli. Inizialmente si è operato
con otto elementi (quattro per lato), posti in opera ai piedritti e
in calotta. A partire dalla progressiva 1.450 circa si è deciso
di installare un ulteriore elemento deformabile al centro dell'arco
rovescio.
Data la geometria delle centine, la convergenza massima ammissibile
per la posa in opera della fase 2 è pari a 600 mm. Se tale valore
viene raggiunto prima del passaggio alla fase 2 si opera una riprofilatura
del cavo. Gli interventi di consolidamento sono estesi a tutto il fronte
di scavo in direzione orizzontale e sul contorno in corrispondenza di
calotta e piedritti. La capacità deformativa della sezione in
fase 2 consente un'ulteriore convergenza dell'ordine di 400 mm.
I mezzi utilizzati o ancora in uso sono un jumbo Atlas Copco XL3 C,
due bullonatori Boltec 435H dell'Atlas Copco, un escavatore Caterpillar
325 LN, un escavatore Kobelco, una sonda Casagrande X per le perforazioni
dei chiodi in vetroresina, una pala Volvo LC 220, due robot per spritzbeton
Normet Spraymec 9150 WPC, una piattaforma con elevatore centine Normet
Himec 9810 B HEX, una piattaforma elevatrice tipo Merlo, tre-quattro
dumper Volvo A25D e quattro autobetoniere Dieci F7000. Vedere qui
le immagini. Collegarsi a www.atlascopco.it
oppure a www.boomer-rig.com,
www.cat.com, www.casagrandegroup.com,
www.volvo.com/constructionequipment,
www.normet.fi, www.merlo.com
e a www.dieci.com
Per lo smaltimento dello smarino si è utilizzato per circa 1.200
m un nastro trasportatore e poi i dumper. 43/07.
Il jumbo di Atlas Copco, Rocket Boomer L2 C e la piattaforma Himec di
Normet a Modane, Settembre 2007
Per la discenderia di Saint-Martin-la-Porte, alcune
informazioni sono tratte da relazioni e rapporti del Prof. Giovanni
Barla, direttore del DIST (Dipartimento di Ingegneria Strutturale) del
Politecnico di Torino, consulente della Direzione Lavori.
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